Il video selling è uno tattica che sta pian piano occupando uno spazio importante nel percorso di vendita perché è molto efficace, rompe il muro della distanza abissale che una mail può creare e, soprattutto, aiuta a costruire la relazione con i tuoi prospect.
Quando parliamo di video abbiamo sempre in mente produzioni milionarie come Avatar o quelle pubblicità con il testimonial importante. Niente di più normale.
I video di cui parliamo oggi tuttavia non hanno nulla a che vedere con quei film o quegli spot: oggi parliamo di video selling, cioè video semplici che, con pochi accorgimenti e strumenti di base, possono risultare estremamente efficaci.
Il mondo del video digitale è una giungla. Il video selling non è esente dalla complessità di questo ecosistema.
Facciamo quindi prima un po’ di chiarezza sulle parole, per capirci meglio dopo.
Formato. Solitamente con questa parola non si indica la dimensione ma il modo in cui il video è stato codificato. Ogni video digitale ha un’estensione (come tutti i file) come ad esempio .avi, .mov, .mp4. L’estensione indica il formato, cioè il modo in cui il video è stato compresso e codificato.
Codec. È un software che si occupa di codificare e decodificare un file, nel nostro caso un video. Ci sono centinaia di codec, la scelta del codec definisce la compressione di un video (quanto sgrana) e di conseguenza il suo peso in MB. Alcuni codec sono letti da tutti i lettori, altri no, bisogna stare attenti.
FULL HD. Definisce la dimensione in pixel 1920×1080, è lo standard attuale che usano i video ad alta risoluzione. La maggior parte dei televisori e monitor usano questa risoluzione.
UHD (Ultra HD)/4K. Definisce il formato 3840×2160 ed è lo standard che si sta imponendo. La risoluzione è molto alta, la definizione fantastica ma il video pesa di più in MB.
FUHD (Full Ultra HD)/8K. Definisce la dimensione in pixel 7680×4320. Un giorno, forse, sarà lo standard.
Ratio. È il rapporto che c’è tra la base e l’altezza del video. I vecchi televisori avevano un’immagine quasi quadrata infatti erano in 4:3. Cioè il rapporto di base/altezza in pixel dava 1,3333 (lo stesso rapporto che c’è tra 4 diviso 3). Il Full HD è un rapporto a 16:9 (quello dei televisori di ultima generazione). Il cinema, quando il formato è molto orizzontale è spesso di 2.35:1.
Pixel. Sono l’unità minima convenzionale che definisce la superficie di un’immagine o di un video. In sostanza sono i piccolissimi puntini luminosi contenuti in un monitor o un televisore.
Megapixel. Indica la risoluzione massima con la quale possono essere scattati una foto o un video. Un megapixel corrisponde ad un milione di pixel. I megapixel di una fotocamera o videocamera possono essere calcolati prendendo la risoluzione massima di una foto scattata e moltiplicando (pixel della base) x (pixel di altezza). Nel formato UHD quindi sarà sufficiente moltiplicare 3840×2160, cioè 8.294.400 pixel che corrispondono a 8 megapixel.
Lunghezza focale. La lunghezza focale dell’obiettivo indica quanto è in grado di zoomare, restringendo però in campo visivo.
Zoom ottico. Lo zoom ottico è la capacità di un obiettivo di cogliere dettagli dell’oggetto anche a molta distanza dalla videocamera. Se è uno zoom “ottico” non comporta alcuna perdita nella qualità dell’immagine.
Zoom digitale. Si tratta di uno zoom posticcio, nel senso che non è in grado di mantenere la qualità originale dell’immagine. Zoomare digitalmente è come scattare una foto e ingrandirla verso il punto che ci interessa. Questo significa perdita sensibile della qualità.
Microfono lavalier. È quel tipo di microfono che ha una clip (e solitamente un filo molto lungo) e può essere attaccato al colletto della camicia. Resta vicino alla bocca e non intralcia i movimenti.
DSLR. Digital Single-Lens Reflex, una macchina fotografica reflex digitale. “Reflex” indica una macchina che ha un otturatore fisico, che cattura la luce in maniera analogica. È digitale perché utilizza un sensore al posto della pellicola.
Video editing. È la pratica utilizzata per modificare, montare e aggiustare un video in post-produzione.
Video script. È la versione scritta di un video. Solitamente è diviso in 2 colonne, una per la parte audio (musiche, effetti e dialoghi) e una per la descrizione degli ambienti.
Storyboard. È la versione disegnata delle inquadrature di un video. Non serve per video a camera fissa ma si usa per spot e film per avere un’idea (proprio in stile fumetto) di come apparirà il video.
Improvvisare nel video selling? No. E gli strumenti aiutano ad evitarlo.
La prima domanda a cui vogliamo rispondere è quindi relativa a quali strumenti devo usare per girare un buon video di vendita.
Sono 4 i fattori che incidono sulla scelta:
Quindi la scelta degli strumenti da utilizzare per girare i tuoi video non dipendono solo dai soldi che hai a disposizione ma anche (forse soprattutto) da quanto tu o il tuo team siete in grado di gestirli e sfruttare al meglio le loro potenzialità. E da quanto tempo hai da dedicare a questa attività.
Il livello di base per impostare un progetto di video selling adeguato:
Il livello intermedio prevede un avanzamento:
Il livello avanzato richiede anche un alto livello di skill nell’utilizzo degli strumenti e una capacità elevata nella post-produzione:
Un software di video editing è un programma che ci aiuta a modificare il video che abbiamo girato, ad esempio montando in sequenza 2 video presi in momenti diversi o eliminando i take nei quali ci siamo messi a ridere.
Esistono diversi tipi di software di video editing, alcuni molto semplici con funzionalità molto limitate (taglia e cuci), altri più complessi: noi usiamo Première di Adobe che è compreso nella suite della Creative Cloud. Questo per dire che non è il costo ad essere un problema, quanto la capacità di usarlo.
Sembrerà strano, ma ogni video richiede un po’ di preparazione. Per video molto complessi la fase di pre-produzione, che solitamente inizia con un PPM (pre-production meeting), è molto lunga e prevede la gestione degli attori, le location, i vestiti, gli oggetti di scena, le scene da concordare con il regista, le luci e molto altro.
In un video di vendita, la fase della pre-produzione sarà più semplice, ma comunque da prevedere.
Ognuno troverà la sua routine ma consigliamo almeno:
La regola generale è di continuare a girare tutto quello che serve, anche se in eccesso. Non avendo costi di pellicola, gira tutto quello che ci sta nella memoria della videocamera, tanto verrà montato dopo in post-produzione e potrai buttare quello che non ti serve un un secondo momento.
Se stai girando un video complesso o uno che prevede molti tagli, vorrai essere sicuro dei take (le scene buone) che vuoi tenere per cui dovrai segnare in qualche modo quelli da tenere: può essere il nome del file che la macchina sta salvando o il minutaggio o il secondaggio che indica l’inizio della scena da tenere. Un punto di riferimento per essere più veloci dopo in fase di montaggio.
Le luci sono un altro mondo altamente complesso. Non a caso, esistono i Direttori della Fotografia che si occupano solo dell’illuminazione sui set dei film. In un video per la vendita, non è fondamentale che le luci siano organizzate in maniera super professionale, anche perché solitamente sono video che hanno obiettivi di breve termine e scadono in pochi giorni.
La regola aurea in questi casi è avere la luce naturale. Spesso però bisogna correggere qualcosa, per eliminare zone d’ombra o evitare ombre troppo secche.
L’importante è avere delle luci gradevoli, uniformi e, soprattutto se stai realizzando una serie di video, replicabili è necessario:
Avendo sempre in testa la regola dei terzi, dividi l’inquadratura in 3 sezioni verticali e 3 orizzontali. I 4 punti in cui si intersecano le linee immaginarie che hai tracciato sono i punti migliori dove posizionare il tuo soggetto. Evitiamo di mettere le persone esattamente in centro al video.
Assicurati che la stanza o l’area in cui hai deciso di registrare abbia una buona acustica. Ricordati che non puoi migliorare più di tanto l’audio in post produzione: tutto quello che registri, che sia il riverbero della stanza o rumori di fondo, rimane lì dove lo hai registrato.
Registra un minuto di silenzio nell’ambiente dove registrerai il video in modo che potrai riempire i silenzi generati dai tuoi tagli in post produzione con il rumore bianco naturale della stanza.
Questa è la fase operativa e richiede un po’ di studio del software che sceglierai. Come detto noi usiamo Adobe Première che è un bel software ma è abbastanza complesso. Niente che non si possa imparare con un po’ di pratica e studio. Esistono altri software più limitati ma più semplici, utilissimi per un primo impatto con il mondo dell’editing e per avere dei video più che decorosi come ad esempio PowerDirector 365 o Movavi.
Se non sai neanche di cosa stiamo parlando e non hai tempo di imparare (e non hai nessuno che può farlo per te), vorrai sicuramente iniziare con un video a presa diretta, con un’unica scena dove avrai fatto il minor numero possibile di errori. Se hai un video del genere puoi prenderlo per buono. Certo aggiungere almeno una piccola intro con il tuo logo e una musica di sottofondo sarebbe meglio. Come fare?
Inoltre, soprattutto se c’è luce naturale, può essere che con il passare del tempo la luce tra una scena e l’altra cambi e andrà corretta. Anche l’audio potrebbe non essere sempre uguale.
La velocità di gestione della fase di post dipende molto spesso da quanto sei stato accurato nelle 2 fasi precedenti. E ricorda, il tuo obiettivo è chiudere il video non vincere l’oscar per cui non perderti via in mille perfezionismi inutili.
In parole molto semplici, un software di video editing è composto da 3 macro-elementi:
Fare video editing nella sua forma più semplice, quindi, significa trascinare i file all’interno della timeline (la linea temporale del video che stiamo costruendo) nell’ordine che dia un senso al video finale e tagliare le parti di video che non ci interessano. Alla fine di questi semplici passi, avremo una prima versione del video grezzo che dovrà essere ancora smussata ma darà un’indicazione della lunghezza del video e di come verrà nella sua versione finale.